La giornata tipo di un team dimostrativo militare la si può descrivere in modo quasi schematico. Vi è una routine stabilita da anni di vissuto, di esperienza sul campo e da ore di studio e di volo.
La prassi rimane pressoché la stessa, ogni giorno: briefing di buon ora con elenco delle attività da svolgere, primo volo, pausa pranzo, nuovamente ritrovo in aula, secondo volo ed infine analisi della giornata. Ovviamente si tratta di una sintesi piuttosto povera di contenuti, soggetta anche a variazione, che meriterebbe un approfondimento consono alla tematica, dato che il lavoro che sta dietro ad un gruppo di piloti che vivono il quotidiano assieme (come del resto nel volo collettivo) è il primo tassello per ottenere il massimo dall’addestramento.
La quotidianità che si ritrova in una pattuglia civile è, diciamo, simile ad una di stampo militare, anche se inserita in un contesto letteralmente lontano dalle famigerate “rigidità” della vita da forza armata.
Anche nelle Alpi Eagles l’addestramento ha caratterizzato un punto focale per il conseguimento ed il mantenimento di un alto livello qualitativo e di sicurezza dei piloti sul Siai Marchetti SF-260C. Ciò è stato possibile grazie al bagaglio professionale che gli appartenenti hanno saputo riversare nel contesto acrobatico civile, mantenendo la stessa metodologia dei trascorsi militari, curando nei minimi dettagli ogni figura e correggendo di volta in volta varie ed eventuali.
In questa breve trattazione è stato dato spazio a dati e foto, per riassumere il vissuto in annate delle Alpi Eagles.
E di annate è proprio il caso di dire, diciamo quasi un parametro di riferimento, perché l’esistenza del Team è stata ricca di cambiamenti, sia umani sia materiali.
Come già anticipato nelle pubblicazioni precedenti, la pattuglia ha adottato ben 2 velivoli a tal scopo: il Pitts Special S-2A e il Siai Marchetti SF-260C. Mentre per il primo esemplare la carriera non è apparsa fruttifera, con il secondo si è manifestato un vero e proprio exploit di successo…uno dopo l’altro!
Le Alpi Eagles hanno raggiunto importanti traguardi durante il loro percorso, un’avventura che è rimasta indelebile nelle menti di tanti sostenitori.
Una pattuglia per gli appassionati…con gli appassionati!
E’ proprio questa la “benzina” del grande motore della passione, la motivazione e la tenacia nel presentare un programma all’altezza delle aspettative: il pubblico. Senza nessuno a terra che sia spettatore delle gesta acrobatiche dei nostri piloti, lo show non avrebbe ragion d’essere. E’ una condizione bilaterale, che spinge piloti ed appassionati ad “attrarsi” l’uno rispetto l’altro: entrambi devono sussistere affinché ci sia spettacolo!
Ed è forse questa un’altra unicità delle Alpi Eagles, che sono nate dalla gioia di proseguire una lunga tradizione e di continuare, instancabilmente, ad esibirla ad un’ampia folla.
Spettacolo da terra…si, ma anche in volo. Magari allacciati nel seggiolino accanto al pilota, di un Vittorio Cumin, per esempio, osservando con i propri occhi e percependo con il proprio fisico manovre e sensazioni che da terra si potevano solo ammirare ed immaginare.
Ma, le aquile delle Alpi, hanno saputo coinvolgere il pubblico a 360°, oltre l’aspetto mediatico, oltre all’essere professionisti del cielo e personaggi irraggiungibili. Lo hanno accompagnato nella terza dimensione, certi che ciò avrebbe ridato ai fans la meritata medaglia di cotanto affetto.
Sergio è uno di loro, uno del pubblico…un appassionato che seguiva la pattuglia e sognava il volo, ad ogni loro esibizione.
Un sogno, un desiderio che si è realizzato…grazie alla volontà delle Alpi Eagles e degli sponsor che hanno reso possibile l’inaspettato.
Volare con le Alpi Eagles è stato, per qualcuno, un sogno ad occhi aperti che si è concretizzato, che può essere raccontato con vivido ricordo a distanza di anni.
Ecco perché assieme a Sergio andremo a ripercorrere una giornata tipo che, per destino o per la sorte, ha saputo regalare un’emozione inaspettata.
La conclusione della trasvolata atlantica ed il ritorno in patria degli equipaggi diede il via alla nuova epopea Alpi Eagles.
Quattro fiammanti SF-260C attendevano di essere portati a Thiene direttamente dall’azienda costruttrice.
Il 1983 è stato un traguardo importante per le Alpi Eagles, l’anno della svolta…l’opportunità di affrontare la loro avventura con un velivolo all’altezza delle aspettative.
Per molti la trasvolata atlantica, impresa di tutto rispetto che ha rievocato le gesta di uomini temerari, è stata il via con la quale il Team venne dotato del SIAI Marchetti SF-260C; ma la “causa-effetto” non fu quella da tutti saputa: è stato un altro segno del destino che ha avvicinato le Alpi Eagles alla “Ferrari dei cieli” indirizzandole all’apice della loro notorietà.
<< Il Pitts era un biplano che aveva ottenuto successi nelle competizioni acrobatiche statunitensi >>, ci spiega Sergio Valori, << Molto adatto all’acrobazia individuale, ma per quella collettiva presentava alcuni problemi, uno fra tutti la visibilità limitata in formazione, oltre al fatto di essere “lento”, penalizzandoci nei trasferimenti in volo >>.
Il primo accenno di un possibile cambio di cavalleria venne proposto da Pietro Purpura.
Vincenzo Soddu ci ricorda come si svolsero i fatti: << Purpura, che frequentava la SIAI Marchetti per varie amicizie, espresse l’ipotesi di voltare pagina. Un vero programma con i Pitts non ci fu e per vari motivi la grande avventura da team acrobatico non prese la giusta direzione. L’SF-260, a suo avviso, si sarebbe rivelato un valido mezzo sul quale approntare un programma acrobatico ad hoc >>.
L’incontro conviviale con alcuni piloti delle Alpi Eagles, Vincenzo Soddu ed Angelo Boscolo, assieme a Giuliano Basso, è stato l’occasione per rimembrare avvenimenti di un periodo colmo di soddisfazioni e di voli indelebili. Lo abbiamo rimarcato anche nella prefazione alla serie di capitoli dedicata al Team, che ne ha introdotto il tema di questi scritti.
Partiamo, dunque, da dove tutto ebbe inizio, da come l’idea di una pattuglia civile venne pensata e realizzata.
1 agosto 1976, Air Base Greenham-Common (UK), manifestazione aerea Intenational Air Tattoo ’76.
Le Frecce Tricolori si presentano al pubblico con una formazione di 9+1 Fiat G-91PAN. Prima sezione: Gallus, Soddu, Carrer, Liva, Ruggiero; seconda sezione: Montanari, Petri, Valori, Gaddoni; Purpura solista (Boscolo prossimo a Pony 10).
Descrivere la storia della pattuglia acrobatica civile Alpi Eagles significa raccontare uno dei periodi più incredibili dell’Aviazione Civile in Italia, un’epoca in cui gli eventi aviatori si susseguivano senza soluzione di continuità per tutta la stagione estiva, in location tradizionali come aeroporti ed aviosuperfici, ma anche in luoghi assolutamente improbabili come eventi sportivi o manifestazioni popolari di paese.
Fu un periodo in cui l’acrobazia aerea, fino ad allora ad esclusivo appannaggio del mondo militare e degli Aeroclub, assunse un carattere “popolare” nel vero significato del termine, proprio grazie all’intraprendenza e all’anticonformismo che erano profondamente radicati nel DNA di questo Team.
Erano anni in cui bastava che Renato Rocchi (indiscusso speaker alle Frecce Tricolori prima e con le Alpi Eagles dopo) sollevasse la cornetta azzurra del telefono d’ordinanza SIP e chiamasse uno dei mille amici che aveva conosciuto tra gli uomini in divisa azzurra durante la sua “meravigliosa avventura” per risolvere, con poche battute, questioni contorte come permessi, NOTAM, autorizzazioni o pianificazioni varie…azioni che oggi potrebbero sembrare improponibili, ma che al tempo erano il motore di ogni attività connessa al volo.
Avevamo già trattato l’argomento Alpi Eagles ripercorrendo la storia della prima pattuglia acrobatica civile italiana. Per quasi un ventennio le “aquile” hanno solcato i cieli italiani ed europei, trasmettendo ad appassionati e professionisti tecnica di pilotaggio, fantasia e gioia di volare.
E’ stata anche l’occasione di combinare due eccellenze made in Italy: la tradizione aeronautica ed il Siai Marchetti SF-260C, un mezzo che ha saputo regalare tante soddisfazioni ai piloti, pura espressione di affidabilità e prestazione. Un velivolo ad elica che ha interpretato al meglio un repertorio acrobatico ad esclusivo appannaggio degli aviogetti, data l’esperienza maturata nelle Frecce Tricolori dei componenti.
L’emergenza Covid-19 ha condizionato la quotidianità di tutti, costringendoci a trascorrere più tempo presso le proprie abitazioni come non mai.
E’ stata sicuramente l’occasione per rispolverare i piaceri della vita che spesso, causa poco tempo a disposizione dopo lavoro o doveri casalinghi, non riusciamo pienamente a soddisfare. Basti pensare agli hobby da tavolo, la letteratura, film e documentari, fai da te e tanto altro che non sia strettamente legato all’uscir di casa (salvo eccezioni, sport che potevano essere svolti all’interno delle mura domestiche).
Per gli appassionati del mondo dell’aviazione, anche se con forti limitazioni alle uscite presso musei, aeroporti, avioclub ed eventi vari, è stato il momento per rispolverare qualche ricordo del passato.
Sono trascorsi 29 anni dall’ultima esibizione in pubblico della prima pattuglia acrobatica civile italiana: le Alpi Eagles. In questo grande frangente temporale la memoria di appassionati e fans non ha dimenticato le eccezionali imprese aviatorie di questo team: una dimostrazione di saper volare bene (“in coro”) tramandata da una scuola d’eccellenza: le Frecce Tricolori, su un aereo che in Aeronautica ha forgiato le ali a molti piloti militari.
Ripercorriamo in queste poche righe gli anni d’oro della pattuglia, assieme alle testimonianze di alcuni appassionati che ne seguirono gli appuntamenti del tour estivo.
Le Alpi Eagles (Aquile delle Alpi) iniziarono a operare presso l’aeroporto Arturo Ferrarin di Thiene (VI) dal 1981 con una formazione di 4 Pitts Special. Gli sponsor, essenziali al sostentamento del Team, furono Alpilatte e Nordica e venne impostata una livrea bianco, verde, azzurra agli aeroplani.
Al debutto i piloti della formazione erano noti ai più del settore: Pietro Purpura, Vincenzo Soddu, Angelo Boscolo e Sergio Valori, tutti provenienti dall’Aeronautica Militare e con un curriculum d’eccellenza, avendo solcato cieli nazionali e non con i Fiat G-91 delle Frecce Tricolori. Un gruppo affiatato e collaudato che, già in partenza, avrebbe posto le giuste basi della neo costituita pattuglia.
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