Come nacque lo Special Strega

Il celebre F-104, che ha solcato i cieli italiani per oltre 40 anni, servendo in Aeronautica Militare alla difesa del cielo e del suolo nazionali, è stato oggetto di molteplici ricorrenze.

Durante l’epopea “Spillone” le sue carlinghe furono per brevi periodi utilizzate per omaggiare gli uomini e la storia dei Gruppi presso i quali svolse il suo operato di caccia intercettore, bombardiere e ricognitore.

Proprio in quest’ultima specialità, il 12 dicembre 1989, nelle fila del 28° Gruppo “Streghe” venne svelato al pubblico un esemplare di Starfighter in stile Special Color.

Argomento già trattato in passato,  vedi "La Strega vien di notte"; dello Special Strega ne avevamo parlato assieme al Com.te Sardo, sviscerandone la vita operativa dell’esemplare e le operazioni di verniciatura che sottoposero la matricola alle cure “artistiche” del personale militare.

Mai ci si era addentrati nel “come” il progetto grafico venne ideato e trasferito al 28° Gruppo, un aspetto meno noto a media ed appassionati. 

Nel perseguire tale scopo, abbiamo avuto il piacere di discuterne con due persone molto legate al suddetto velivolo. In primo luogo perché nel progetto ne hanno fatto parte, oltre ad aver collaborato nella catena di eventi che hanno portato lo Strega in volo così come molti altri lo hanno saputo ammirare negli anni.

Per Michele Franco e Luciano Bertolo lo Strega è più di un semplice F-104: è speciale!

Michele, tra la fine degli anni '80 e l’inizio dei '90, lavorava come grafico ed illustratore (in qualità di esterno) per l'allora Aeritalia; Luciano, invece, faceva parte dell’ufficio relazioni esterne presso la ditta ormai da diversi anni. Entrambi lavorarono allo studio e all’approvazione del progetto “Strega”, al fine di trasferirne i contenuti al 28°.

<< I rapporti tra industria ed AMI >>, ci spiega Luciano, erano improntati a fruttuosa collaborazione reciproca. Le aziende dell’epoca assumevano dall’Arma non solo i Piloti collaudatori ma un certo numero di ex Ufficiali e Sottufficiali impiegati soprattutto come interfacce nel settore dell’assistenza tecnica ai velivoli. 

Tra i vari compiti delle relazioni esterne di Torino collaboravamo, tra l’altro, con i reparti operativi per gli aspetti promozionali.

In quegli anni venivano organizzati raduni con air show, in occasione degli anniversari di Gruppi e Stormi.

A richiesta >>, prosegue, << noi producevamo materiali come piccole monografie, adesivi, manifesti e spille, secondo le esigenze specifiche dei Reparti che impiegavano i nostri aerei (eccetto il G-222).

Talvolta eravamo anche presenti con uno stand dove distribuivamo oggetti promozionali, i cosiddetti “give away”, al pubblico.

Oltre alla partecipazione ai grandi saloni, dal 1978 al 1988 l’Aeritalia organizzò in proprio l’annuale Settimana Aerea Piemontese, a rotazione a Cuneo Levaldigi, Biella Cerrione e Torino Aeritalia >>. 

Per Michele l’obiettivo era di attribuire una veste diversa dal solito camouflage militare e ci è da lui stesso spiegato, “illustrandoci” come giunse, con carta e matita, alla stesura della grafica definitiva.

<< Lavoravo principalmente su macchine meravigliose, l'MRCA Tornado, l'AMX, e su diversi progetti grafici relativi a settori contigui alla produzione degli aerei. Mai avevo fatto però qualcosa per l'aereo che amavo di più, il mitico F-104, per cui quando venni chiamato all'ufficio relazioni esterne e mi venne dato il compito di vestire un vero "104" per una versione "Special Colours", la gioia di potersi esprimere su una macchina favolosa ed amata fu grande.

Si doveva celebrare il 2-12-1989 il raduno del 28° Gruppo, 3° Stormo Caccia Ricognitori dell'AMI, basato a Villafranca di Verona e l'aereo scelto per l'evento era l'F-104G MM6579 (ex 3-42).

"Vestire" un aereo è già di per sé un'esperienza emozionante, ma dare un abito allo "Spillone", al mitico "104", è stata operazione molto sentita dal sottoscritto, sotto l'aspetto affettivo.

Sapere che non ci volevano molti anni ancora perché l'ululato rabbioso del J-79 che ti faceva alzare gli occhi stupiti al cielo, così riconoscibile, così romanticamente assordante, non si sarebbe più sentito, era malinconico. Anche se in realtà le versioni F-104S arrivarono a volare fin nel 2004, all'epoca il destino dei caccia ricognitori F-104G era abbastanza segnato.

Mi chiedevo (e mi chiedo) perché noi esseri umani maschili ci affezionassimo così tanto alle macchine. Forse, pur sentendo la paternità, ma orfani dell’esperienza della maternità, abbiamo bisogno di fare un trasfert, dipingere di vita qualche tonnellata di metalli, leghe, resine, cavi, computer, plexiglas, gomme, e così palpitare anche per questa forma di vita meccanica.

Che poi, in qualche misterioso modo, davvero la macchina, frequentandola, ci trasmette qualcosa che va oltre il comprensibile, come se un'anima fosse presente anche lì. Ma l'unica certezza è che ogni mezzo ha una propria personalità e il "104" non era secondo a nessuno in quanto a carattere. 

Il momento storico era particolare: "Lui" era un coriaceo e meraviglioso oggetto volante appartenente ad una razza di aerei in via di estinzione. I cieli erano ormai aggrediti da macchine volanti sempre più elettroniche, con uomini a bordo sempre più sottoposti a computer evoluti, con soluzioni aerodinamiche e inviluppi di volo sempre più pianificati da altre sofisticatissime macchine.

E poi "Lui" era uno dei figli del mitico Clarence "Kelly" Johnson, aveva staccato le ruote da terra nel 1954, ben prima che io nascessi, ed era ancora lì, operativo, a dimostrare a fine anni '80 che l'eternità forse era possibile.

Ma la realtà era che il centoquattro impersonava ormai un presente che stava per divenire passato, e allora dare veste ad una di queste macchine superbe, assolute, specializzate senza compromessi, era la sfida eccitante da vivere.

L'idea originaria che perseguii fu molto semplice: deviare dai sentieri classici e dare alla macchina una nuova personalità, usando la grafica per ingannare l'occhio. Non mimetizzando il soggetto, ma dandogli una nuova "forma" ottica.

Vuoi mandarmi in pensione il centoquattro perché ormai quasi obsoleto? Allora te lo trasformo in qualcosa di nuovo per lanciarlo nel futuro!

Il problema è che col "104" hai a disposizione superfici limitatissime, quelle che ti hanno fatto innamorare: fusoliera strettissima e appuntita dall'altezza risicata, ali corte e piani di coda minimi, superficie solo nella grande pinna della coda.

Da quell’area di maggiore superficie partii per piazzare la strega Nocciola, simbolo del gruppo, in modo che da lì prendesse il via lo slancio per la grafica che doveva estendersi verso il cono di punta della fusoliera.

Ovvio che la strega andasse in picchiata dinamica, e dal mio punto di vista doveva avere più campo possibile, incastonandola nel rispetto delle forme della coda, con la lunga tuba allineata al bordo d'entrata della coda e la scopa gialla parallela allo sbalzo inferiore, sopra lo scarico del reattore. Graficamente non volevo che allo sguardo ci fossero disturbi e disequilibri.

Campeggiando sul retro, e guardando verso la prua dell'aereo, da lei doveva partire il movimento geometrico della grafica che avanzava verso l'avanti. Avevo già in mente di non fare una grafica unica, ma di "spezzare" le superfici, aggiungendo spigolosità alle spigolosità delle ali, così in contrasto con le linee modellate e rotonde della fusoliera. Si trattava di spezzare anche lei, la fusoliera, così femminile e perfetta. 

Infine è subentrata la ricerca di un'idea che portasse il "104" a trasformarsi, e così ho pensato di basarmi sull'aspetto metereologico e di clima che attendeva il volo inaugurale della "Strega". Siamo nella pianura padana, e volerà nell'evento in Inverno, quindi, anziché forzare con colori squillanti, ho pensato di giocare con tinte che nella foschia non si leggessero così chiaramente.

Senza cadere nello stereotipo delle bandiere, ho puntato su colori "corsaioli", quasi da auto da rally: nero quasi lucido, giallo non caldo (praticamente un lemon yellow), bianco ad alta brillantezza. Immaginavo che in volo, in una giornata grigia o di foschia, da terra l'unico colore visibile divenisse il nero e un poco visibile fosse il giallo, mentre il bianco doveva stare in mezzo, così da aumentare l'effetto straniante e dividente delle altre superfici colorate.

Il nero era la massa e il giallo doveva staccarsi dal virgineo bianco per costituire un elemento delicato a sé stante.

Poi, le stelle sui colori, come una manciata lasciata cadere sulle superfici. Nessun ordine, nessuna decrescenza di misure, semplicemente una caduta dinamica di stelle di grandezze anche diverse che, ovviamente, prendevano l'ideale colore giallo se il fondo era la notte o diventavano in negativo, bianche, se il fondo era quello del giallo luminoso. Per una star come lo Starfighter le stelle sono d'obbligo!

Oggi probabilmente avrei messo il grande "28" rosso identificativo dello storico e mitico Gruppo sul giallo, per lasciare ancora più francescano e intonso il bianco.

Tramite la parte coloristica volevo abbinare il concetto di modernità: dovevo usare i colori per cambiare le forme allo "Spillone" e trasformarlo visivamente "in qualcos'altro". Ecco quindi che l'aereo, visto lateralmente, aveva il dinamismo impresso dal movimento della Strega sulla coda che proseguiva nelle superfici colorate, diagonalmente inclinate seguendo (a grandi linee) l'inclinazione della coda.

Ora si trattava di creare un effetto se non "contrario", che andasse comunque in altra direzione quando guardavamo il mezzo in pianta dall'alto, creando una anomalia ottica che però convivesse col laterale dell'aereo.

Dal 1977 al 1983 era uscita la prima trilogia delle tre che compongono il fantastico ciclo dei film Star Wars di George Lucas e chi, amante dell'aviazione da caccia, non avrebbe voluto pilotare un guizzante X-Wing, lottando contro l'Impero del male di Lord Fener? Particolare non trascurabile: il nome completo del caccia era X-Wing Starfighter, proprio come il nostro "Cacciatore di stelle" di qualche secolo prima!

“Osiamo!”, mi son detto, e che lo Starfighter di Kelly Johnson diventi un poco lo Starfighter di Star wars! Anzi, che ne sia un possibile prototipo, l'anello di congiunzione tra i due.

Così, visti in pianta dall'alto, le tranquillizzanti e severe superfici delle ali e dei piani di coda del "104" vengono spezzate con le geometrie dei colori che le trasformano in ali a freccia negativa. Il nero qui gioca il suo ruolo fondamentale: risaltare come elemento visibile nel biancore della foschia di un dicembre padano o di un cielo grigio. L'asimmetria coloristica avrebbe creato l'effetto ottico, così il nero disegnava una forma che partiva dai piani di coda "spezzati" per finire alle ali maggiori su cui disegnava una freccia negativa. 

L'equilibrio di forme era assimilabile anche nel rombo bianco che si formava sulle ali, controbilanciato dal rombo nero che si formava sui piani di coda. Tutte le linee di demarcazione delle masse colore, incontrandosi con le linee della struttura del "104" erano, in definitiva, sezioni di stelle, di quelle stelle più piccole che costellavano la macchina.

Su tutto il concetto di equilibrio tra le masse di diversi colori in modo che, pur nel gioco dei movimenti delle linee diagonali (mai morbide), lo sguardo di chi guardava ricevesse una sensazione di "bellezza" e di eleganza gradevole che non svilisse la macchina, ma al contrario le offrisse una nuova forza dinamica. 

Se poi da terra si alzavano gli occhi al cielo, in particolari condizioni di luce, l'effetto che volevo creare era quello di poter per un attimo vedere saettare un futuristico strano X-Wing urlante, dove l'unica parte chiaramente visibile era la forma data dal nero mentre il bianco e il giallo scomparivano per effetto della luce o dell'altitudine.

Da quel che mi venne poi riferito, fu così: nei giorni prima dell'evento, il 104 Strega volò alcune volte, e diverse persone chiesero al personale della base, alcune anche telefonando, se stavano provando il prototipo di un nuovo caccia!

Avevo ottenuto quel che volevo: rendere l'amato e inimitabile Spillone un anello di congiunzione coi caccia del futuro, attraverso l'utilizzo della grafica >>.

Missione compiuta!

La catena di eventi che si conclusero con la presentazione del velivolo aveva consegnato alla storia un altro memorabile “emblema”, a ricordo di una delle tante tappe che il 104 toccò durante la carriera.

Lo Strega avrà sicuramente lasciato un segno indelebile nelle memorie, ma ne ha sancito anche un momento significativo per i nostri protagonisti.

<< Da alcuni scatti fotografici >>, termina Luciano << avevamo prodotto per il Gruppo il calendarietto tascabile 1991 che si usava all’epoca, utilizzando una foto scattata il 1° dicembre 1989 all’imbrunire (il giorno prima del raduno). 

Da notare che la macchia nel cielo è il movimento apparente del pianeta Venere!

Sempre con uno scatto simile ne avevo tratto, nel 2012, lo sfondo del calendario desktop del mio sito: Aeromedia.

Mio appassionato e competente interlocutore, in vista e durante il Raduno, fu Roberto Corsini, il quale mi consegnò alcuni scatti dello Special Color in volo.

L’epopea, almeno per la partecipazione del sottoscritto, si concluse proprio con la Strega di Villafranca >>.

<< Il 2 dicembre 1989 >>, conclude Michele << il "104" Strega volò, assieme ad altri 104 del Gruppo.

Mi portarono a bordo testata pista, a distanza di sicurezza certo, ma vedere arrivare gli Starfighters ringhianti che aggredivano la pista a centinaia di chilometri l'ora, lasciandosi dietro il fumo dallo scarico, sentire il vibrare delle viscere causato dal post-bruciatore inserito fu travolgente.

Quella fu la più bella ricompensa che potevo avere, perché è un ricordo che tutt'ora è vivo nella mia mente. 

Sono uomo che guarda sempre avanti, ma i bei ricordi sono importantissimi >>. 

 

The Aviatio, testo by Michele Franco, Luciano Bertolo, Christian Vaccari

Photo by Luigi Ceranto, Luciano Bertolo e Davide Olivati